Intervista a Matteo Bortone

Matteo Bortone

In occasione dell’uscita dell’album “Travelers” di Matteo Bortone lo abbiamo intervistato.

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Intervista a Matteo Bortone 

Nativo di Otranto, già membro del nuovo trio del talento del pianoforte Alessandro Lanzoni (“Dark Flavour”, il disco d’esordio è firmato CAM JAZZ ed uscirà a febbraio 2013), Matteo negli ultimi anni si è affermato sulla scena jazz parigina ma ha deciso di tornare in Italia quasi in contemporanea con il suo esordio discografico in veste di leader.

Edito dall’etichetta Zone di Musica, l’album è stato concepito tra Roma e Parigi, registrato in Francia e si avvale di una band italo/francese di prim’ordine: Antonin-Tri Hoang al sax alto e clarinetto basso, una delle voci più singolari del panorama jazzistico francese e membro dell’ “Orchestre Nationale de Jazz”, Francesco Diodati, chitarrista romano acclamato dalla stampa di settore tra i migliori nuovi talenti odierni, e Guilhem Flouzat, batterista parigino trapiantato a New York che completa insieme a Bortone la ritmica del gruppo.

Il lavoro discografico evoca – come il titolo stesso suggerisce – la tematica del viaggio e del movimento: la musica dei TRAVELERS è tagliente, aperta a mutazioni improvvise, percorsi tortuosi che trasportano l’ascoltatore in panorami acustici ed elettrici.

Le 11 tracce dell’album sono fedeli alle intenzioni del leader: forti melodie, songs malinconiche che sfociano in tempeste elettriche, “spaccature free e paesaggi cantautoriali” (Musica Jazz, Agosto 2012); il costante binomio tra melodia e improvvisazione collettiva libera la band da ogni prevedibile definizione stilistica, affermando tuttavia una decisa linea rock/pop che caratterizza le tematiche dei brani.

In questo primo ruolo da leader, Matteo Bortone privilegia il suono collettivo più dell’aspetto solistico dei singoli, attraverso una scrittura che tiene conto degli altri membri del gruppo. E’ cosi che un tema come “Bioritmi” esposto dal sax non è semplicemente accompagnato dalla chitarra ma arricchito da un controtema, una sorta di contrappunto. Al contrario, nell’opening track del disco “View from abroad”, l’omoritmia fa da padrona dall’inizio fino ad una decostruzione totale della pulsazione e ad un solo collettivo. L’impronta pop è evidente nella lenta “Traveler” , sfocia in atmosfere talvolta cupe (“Travel 2“ e ”Gaudi’s foot“), talvolta hard rock (“No hay camino“) ed è caratterizzata da sonorità acustiche (“Sustain“, “Travel 1” e “Nolan“) ed elettriche (“Halfway“).

Le composizioni sono ad opera di Bortone, ad eccezione della struggente ballad “Man of the hour” composta da Eddie Vedder dei Pearl Jam.

http://www.youtube.com/user/matteobortonebass?feature=mhee

https://soundcloud.com/matteo-bortone